Mi rifaccio vivo con qualche considerazione e una domanda.
Le considerazioni sono purtroppo non esaltanti. Riguardano una prima serie di macrosegnali che non mi inducono a ben sperare. Il rapporto da una parte tra Draghi con la sua squadra che lavora all’avvio rapido di semplificazioni e riforme – sono previsti 80 atti di qui a settembre compreso! – e dall’altra con ministri dei partiti e ministeri, non pare affatto ben instradato.
Segnale 1. Sulle semplificazioni ambientali, nulla di fatto finora perché le richieste di Cingolani rimbalzano sul marmo dei no da parte del MIBAC. Il ministro Franceschini ha dovuto dire “come ministro, non posso mettermi contro l’intera struttura del ministero e dei sovrintendenti”. La difesa da parte MIBAC delle valutazioni d’impatto per ogni tipo di opera sul complesso dei beni culturalmente tutelati respinge energicamente la nuova commissione ad hoc istituita al MITE. E tanto meno vuol neanche parlare del principio del “silenzio-assenso”, in caso di mancate rapide decisioni.
Segnale 2. Alle promesse sulla scuola già di fatto scomparse in 3 mesi dedicheremo un podcast. Anche su questo, un solo esempio. Draghi aveva preannunciato solo immissioni in ruolo da concorsi, in nome del merito. Basta sanatorie. Concorsi più spediti, ma concorsi. Il ministro Bianchi, spinto dal suo partito e dalla Lega su questo convergenti (mentre sono M5S a dire no: ogni tanto ne fanno una giusta!), in Consiglio dei ministri si presenta invece ieri con una proposta di sanatoria, per assumere precari sulla base dell’anzianità delle supplenze, senza nessuna prova di merito né concorso. E rieccoci.
Segnale 3. Su questo chiedo venia, per capire serve una noiosa premessa. Per le prossime comunali a Napoli il Pd non trova un candidato, e ritorna l’idea di abbuonare i 5 miliardi di passività a Napoli (2,7 mld di debito pregresso compresi oneri mai pagati, costantemente disconosciuti da Di Maio, più 2,5 mld di crediti inesigibili, perché Napoli non riesce proprio a mettersi di riscuotere canoni, locazioni e tributi), per una parte accollandoli al contribuente italiano come già avvenuto anni fa con sindaco Alemanno per Roma, e per l’altra spalmandone il rientro dell’amministrazione napoletana in comodi 30 anni. Perché in 30 anni? Perché dal 2015 l’ANCI – tutti i partiti d’accordo – preme in realtà per modificare nella sostanza i termini stabiliti nel 2012 dalla legge che introdusse il predissesto finanziario dei Comuni (visto che la legge del 2000 che aveva introdotto il dissesto finanziario con sanzioni ad amministratori comunali e liquidazione degli attivi esercitata da terzi, era risultata indigeribile dalle forze politiche). Il predissesto non fa decadere gli amministratori ma è da loro avviato e consente, a seconda della grandezza del Comune e della percentuale di passività rispetto agli impegni del Comune, piani di rientro dai 4 ai 20 anni. I 30 anni che i Comuni provano a strappare da allora si riferiscono invece a tutt’altro: al recupero del sovradefcit eventualmente riscontrato dal riaccertamento dei residui che risultò nel 2015, quando entrò in vigore l’omologazione dei criteri contabili dei bilanci Comunali disposta dal 2011. Quel deficit aggiuntivo è recuperabile spalmandolo in 30 anni ma solo quello, ha ripetuto più volte la Corte Costituzionale. Perché quel sovradeficit emerse a seguito di una riforma sistemica, non era figlio di anni e anni di malagestio finanziaria degli amministratori pubblici. Ma, da allora, ogni anno ANCI e partiti hanno riprovato a proporre piano trentennali di rientro per tutti i Comuni avviati al predissesto. E ora Napoli è l’occasione d’oro, fregandosene della Corte Costituzionale. Scusate, è stata lunga spiegare almeno superficialmente la faccenda, ma nella giungla normativa italiana nulla è semplice. Il segnale? Sulla questione, due settimane fa è avvenuta una riunione governo-maggioranza. I partiti non hanno mandato i loro capigruppo parlamentari. Ma il vicepresidente ANCI che ha ciascuno di loro (sono non a caso 8) . E per il governo la sottosegretaria Castelli ha assicurato che governo asseconderà il volere dei partiti e le richieste dell’ANCI.
Parlava a nome di Draghi e del ministro Franco, la Castelli?
E la Corte costituzionale, la aboliamo?
Segnale 4. Sulla fine del divieto licenziamenti da un mese Draghi e anche il ministro Orlando avevano annunciato che da fine giugno cadeva il blocco le imprese per le quali si applica CIG ordinaria, che pagano di tasca propria a differenza di cassa Covid a carico dello Stato. Per le altre il divieto sarebbe rimasto solo fino all’autunno, poi anch’esse ne sarebbero fuoriuscite. Il sindacato aveva chiesto proroga generale, erano fioccate le polemiche. Si arriva al Consiglio dei ministri di ieri sul decreto Sostegni2, ed ecco la sorpresa. Il ministro Orlando arriva in Consiglio con tutt’altra norma, neanche in pre-Consiglio presentata, in cui il blocco resta fino a fine agosto. Posso garantirvi che Draghi non lo sapeva. Neanche in conferenza stampa la cosa viene fuori. Solo leggendo testo del decreto nel tardo pomeriggio, compare la beffa che fa imbufalire le imprese. Che si attaccano al telefono con Palazzo Chigi urlando che tanto valeva dirlo chiaro prima, ma la presa per il culo no. Com’è evidente, il ministro Orlando persegue una sua agenda politica personale, di sinistra Pd.
Ecco, mi pare che il rapporto partiti -Draghi sia avviato a una grande ipocrisia. Avvalersene come ottimo scudo in Europa, ma poi partiti son convinti di fare loro, come prima e peggio di prima.
Sono curioso però di leggervi, per sapere se bisogna comunque rassegnarsi, lui è comunque meglio finché dura.
La proposta: ma invece di continuare ad affannarsi con miliardi e miliardi di ristori di vecchio tipo sul fatturato – il nuovo criterio sui costi-utili è rinviato solo a un eventuale conguaglio a bilancio chiuso del 2021- perché il governo non prende a calci l’intera struttura pubblica obbligandola a pagare i miliardi di debiti commerciali ai suoi fornitori scaduti? Anche su questo non vi annoio coi particolari. Da tre anni il MEF è obbligato a raccogliere dati delle fatture di ministeri e autonomie e a pubblicarli ogni trimestre con relativi tempi di pagamenti effettuati, e a indicare con precisione i debiti scaduti da oltre 12 mesi a ogni fine anno. Sul sito ci sono quelli di fine 2019. Si indicano le cifre per ognuno delle migliaia di soggetti pubblici, senza somma cifra aggregata. Ma molti ministeri nel 2020 a fine anno ancora non avevano reso noti e trasmessi i dati la cui comunicazione è in teoria obbligatoria.
Ciliegina: nel 2020 sono stati stanziati 12 miliardi di prestiti agevolati ventennali via CDP purché autonomie e ASL pagassero debiti scaduti alle imprese: ma a fine anno ad essere richiesti davvero sono stati solo 2,2 miliardi. Ma che ca..o di Stato è, uno che delibera ristori senza distinguere a chi li sta dando, mentre continua a non pagare troppi dei suoi debiti ai fornitori? Visto che dopo anni di promesse e prediche non è capace, perché non li fa compensare subito entro 60 giorni ad AgEntrate, che delle imprese sa tutto e ne ha i conti bancari? Questa la mia proposta
Oscar Giannino
Se non ricordo male Draghi disse che il governo doveva essere politico. Sempre se non ricordo male, Matterella disse il contrario. Insomma, i partiti non si sono resi conto della gravità della situazione, altrimenti si sarebbero limitati a ringraziare Draghi a testa china.
Personalmente non ho mai creduto che Draghi potesse stravolgere la situazione, al massimo scrivere un Recovery plan decente (che alla fine è venuto fuori tutt’altro che perfetto) e portare a termine la campagna vaccinale; quest’ultima è senza ombra di dubbio migliorata, anche se i continui scontri fra Figliuolo e le Regioni mi fa pensare che né lui né Draghi si siano resi conto che sono sono stati chiamati è perché la classe politica attuale è in gran parte formata da cialtroni (ovviamente votati da noi, mica arrivati da chissà dove).
Dunque sono d’accordo con Giannino su tutto.
p.s. Qual è il partito del Ministro Bianchi? Ricordo che è stato consulente dell’ex Ministro Azzolina, ma non so quale partito l’ha voluto.
Saremmo tutti favorevoli al potere assoluto di una persona sola, purché incarni i nostri ideali e porti avanti le nostre istanze. Purtroppo però la democrazia com’è concepita oggi è rappresentativa e i partiti “dovrebbero” rappresentarci. Quindi anche Draghi non potrà essere superiore ai partiti non avendone uno suo… al massimo potrà provare a mediare per evitare di impantanarsi nella melma vischiosa del sistema Italia come tutti i suoi predecessori di destra come di sinistra, politici o tecnici. È l’Italia fatta di fasci(smi) e corporazioni che non vuole essere riformata