Gli esami non iniziano mai: i dati sulla formazione professionale nelle imprese –  S4E30

Capitoli

  1. Georgia vs Georgetown: le opposte proteste,
  2. A Tbilisi si scende in piazza con le bandiere europee, in Italia i partiti guardano al cortile di casa
  3. La differenza tra Stato e Governo in Israele
  4. I dati Istat sulla formazione nelle imprese

Dati

I dati Istat dei quali parliamo nella puntata.

Documento Istat con grafici

3 thoughts on “Gli esami non iniziano mai: i dati sulla formazione professionale nelle imprese –  S4E30”

  1. Buongiorno a tutti, sono assolutamente d’accordo con Oscar e le sue parole a riguardo del confronto tra lo stato democratico d’Israele e i popoli arabi di Palestina e i terroristi di Hamas. Non c’è il minimo dubbio. C’è però un grosso “ma”, Oscar. Perché il rischio che stiamo correndo è quello di non vivere il presente. Della storia i giovani soprattutto ne ascoltano le parole, ma non ne hanno vissuto i fatti. E vivono nel “qui ed ora”. E il “qui ed ora” ci dice che Israele sta compiendo il più grosso errore della sua storia, che Netanyahu è un’omicida violento e sanguinario, vittima consapevole di Smotrich e della estrema destra. Ci dice che i ragazzi di Gaza sono morti o stanno morendo, ci dice che ci sono milioni di persone che da mesi stanno vivendo la fame e il terrore per colpa di una vendetta che un paese democratico come Israele NON può permettersi di fare. Per questo da parte di tutti, oggi e magari solo oggi dobbiamo anteporre quel “ma” ad ogni considerazione che la storia ci ha insegnato. Grazie

  2. La politica Israeliana, almeno dal 2006 in poi, dimostra che Israele è un paese che ha vinto una guerra e invece di voler governare e pacificare il proprio territorio, ha continuato a fare leva sull’oppressione dei vinti.
    E’ su queste basi che in moltissimi, ebrei e non, hanno da anni, da ben prima del 07 Ottobre, accusato Israele di apartheid e oggi le imputano un intento genocidiario ( che non significa voler uccidere fisicamente tutte i palestinesi, ricordiamolo, ma disgregare definitivamente quella popolazione che si autorappresenta come palestinese ).
    Vedasi per esempio l’appello sottoscritto da molti accademici, sopratutto ebrei, il 23 Agosto 2023 :
    The Elephant in the Room
    https://sites.google.com/view/israel-elephant-in-the-room/petitions/aug-23-elephant-in-the-room

    Ora si possono avere opinioni diverse, ma continuare a metterci nello stesso calderone dei fiancheggiatori di Putin, è offensivo ma sopratutto porta a farsi una domanda fondamentale:
    – com è possibile che continuate a sostenere questa assurda equivalenza tra il sostegno all’ Ucraina e quello a Israele, tra Hamas e Putin, assurda da siostenere anche solo per le evidentissime differenze di contesto tra l’Europa orientale e il Medio oriente ?
    – com è possibile che non capiate che questa equivalenza, che non può reggere neanche distinguendo tra Stato e Governo israeliano, non farà altro che alienare ancora di più il sostegno all’ Ucraina, che invece dovrebbe essere protetto da quella che, da qualunque punto la si veda, è la storia di una tragedia che dura da 75 anni e di cui non si vede la fine ?

    Marcello D’Arco da Pisa, potete dirlo senza problemi.

  3. Cari Oscar, Carlo Alberto e Renato,
    Sono anche d’accordo con la doverosa differenza tra governo e stato di Israele, tra gli estremisti e la gente comune che anche protesta in favore della popolazione palestinese. Ma mi domando come sia possibile che trattiate in modo così diverso la guerra Russia-Ucraina, dove per lo meno c’è uno stato sovrano in grado di difendersi e supportato (ahimè non abbastanza) dall’Occidente, dall’assiedo israeliano di Gaza, dove una superpotenza lancia bombe ad un popolo chiuso in gabbia, vittima non solo dei propri leader (Hamas) ma anche dell’indifferenza mondiale? Come mai fate spesso ottimi approfondimenti sulle tattiche di guerra e sugli armamenti richiesti dall’Ucraina, ma non citate mai i numeri delle vittime, degli sfollati, dei bombardamenti israeliani? Come mai così tanta differenza?
    Alessandro da Bergamo

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