4 thoughts on “Subire i subappalti S4E9”

  1. Mi scuso fin da ora perché so che questo messaggio sarà molto lungo, lavorando nell’edilizia l’argomento mi è molto a cuore.
    Sono d’accordo con Carlo Alberto per quanto riguarda gli ulteriori danni creati dal superbonus 110%, sul fatto di aver incentivato (al 110%) la nascita di migliaia di micro imprese basate su quel singolo incentivo e che non hanno portato niente al paese.
    Per quanto riguarda il discorso dei subappalti il discorso si fa più complicato. Ad esempio sono d’accordo con Clara sul fatto che 61 subappalti (anche fossero tutti “orizzontali”) sembrino oggettivamente troppi per realizzare una struttura simile, invece mi trovo in discorso sulla ragione di esistere dei subappalti stessi. Riprendendo il suo esempio mi chiedo: perché un’azienda di Napoli dovrebbe prendere un appalto a Milano se poi non lo vuole seguire? Questi sono proprio il tipo di subappalti che creano danni. I subappalti buoni (se così li vogliamo chiamare…) sono di altro tipo: l’edilizia (parlo solo di quella perché è il mio campo, però non è l’unico che sfrutta il subappalto) è costituita da decine di lavorazioni diverse, per cui è impossibile che un’unica azienda abbia le competenze per farle tutte, per questo motivo nascono imprese specializzate che fanno lavorazioni specifiche (poi in Italia siamo maestri nel creare micro imprese, spesso anche con un solo dipendente, che magari sono di proprietà di altra impresa di un solo dipendente, lo stesso di prima, e così via…le scatole cinesi o matrioske, all’italiana). Il problema principale è l’abuso di subappalto verticale (a catena), ossia la mancanza totale di un limite o di un controllo della lunghezza della catena. Personalmente sarei per accettare un solo livello di subappalto (come era per gli appalti pubblici), divieto pressoché totale del subappalto del subappalto del subappalto… Il motivo è molto semplice ed è stato detto chiaramente da Renato: il subappalto non è gratis, ognuno si tiene la sua fetta e quindi l’ultimo anello si trova a dover fare il lavoro per due lire, però deve mangiare anche lui e quindi si lavora di fretta, con qualità (di lavoratori, materiali, attrezzature) scarsa, operai non adeguatamente formati/preparati/qualificati (alla faccia della formazione ed informazione prevista dal dlgs 81/08), magari pure non in regola a livello di contratti.
    Passando al secondo argomento, la sicurezza sul lavoro, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) c’è già, c’è anche la figura del rappresentante del servizio di PREVENZIONE e protezione (RSPP), il fatto, come dice giustamente Renato, è che, per assurdo, i primi a non volere lavorare in sicurezza sono proprio i lavoratori! “Abbiamo sempre fatto così”, “Pensa al tuo lavoro che io sono capace di fare il mio”, “imbrago/caschetto/cintura/ponteggio non mi servono, anzi sono solo una seccatura che mi rallenta”. Manca la cultura della sicurezza, soprattutto dal basso, ma anche a qualsiasi livello, basta solo guardare le foto di cantiere che vengono pubblicate da persone del settore su LinkedIn, non ce n’è una che sia in regola al 100%! Va bene la patente a punto per l’azienda, ma spesso ci vorrebbe anche per i lavoratori.

  2. Grandi Ragazzi,

    Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto e state facendo. Ho ascoltato la prima puntata del vostro nuovo format e desidero condividere con voi alcune riflessioni.

    Innanzitutto, vorrei sottolineare che la musica iniziale della nuova introduzione manca della personalità e del graffio che invece contraddistingueva l’introduzione precedente. Questo rende il podcast un po’ comune e vi fa sembrare regolari nella vostra straordinaria irregolarità!

    Inoltre, riguardo all’inserimento di Dulcinea, devo essere sincero: non mi ha convinto del tutto. Clara è indubbiamente molto preparata, ma secondo me le manca ancora un po’ dello spessore culturale e professionale, sicuramente dovuto dall’esperienza, che ha reso questo podcast un “golem” tra i podcast attuali, caratterizzato da prese di posizioni decise e approfondimenti strutturati e coerenti, condotti da persone capaci.

    Spero che la scelta di includere Dulcinea non sia stata dettata da Will Media, ma che sia stata una vostra decisione. Sono consapevole che difficilmente avreste accettato qualcuno che non fosse all’altezza, e quindi merita certamente la fiducia da parte nostra, come ascoltatori.

    Un Abbraccio

    1. Ciao

      l’inserimento di Clara è decisione nostra, da tempo (fin da radio 24 per chi ci segue da allora) cercavamo una voce femminile da inserire.
      Giudicarla alla prima esperienza, proprio per la complessità di inserirsi in un format collaudato (e complesso nella sua improvvisazione) mi pare sproporzionato.
      Per essere la prima volta e per come lavoriamo completamente a braccio secondo me è stata brava e ha le potenzialità per ben integrarsi, portando una voce a volte certamente diversa con la sensibilità di un giovane in mezzo ai boomer.
      Comunque sarà preziosa, avere qualcuno che ci segue professionalmente la redazione ci dovrebbe anche permettere di lavorare meglio ed è uno dei passaggi a Will.

      [renato]

  3. Qualche breve appunto in tema di agricoltura.
    1) Della larga fetta di bilancio UE destinata al settore primario sarebbe interessante sapere quanto è destinato al sostegno di forme di agricoltura tenute in piedi solo per ragioni ideologiche e/o elettoralistiche (biologico, agricoltura di montagna, ecc.).
    2) Altrettanto interessante sarebbe una stima del costo in termini di burocrazia che il regime iperdirigista UE ha imposto al sistema e che naturalmente andrebbe detratto dal computo dei sussidi.
    3) Criticare la bassa produttività del settore alla luce di quanto al punto 1) avendo, tra l’altro, già avuto modo di apprezzare/prospettare certi sistemi (come appunto il bio), non è un bel vedere (vero prof. Maffè?)
    4) Sempre in termini di produttività, non si può non tener conto degli effetti negativi della già citata iperegolamentazione comunitaria proprio sul piano tecnico produttivo. I dettagli in merito sono innumerevoli, per nulla banali o secondari.
    5) Si aprano pure i mercati ad altri paesi, ma con i vincoli di cui al punto 4) sarebbe un atto stupido, se non criminale. Inviterei a riflessioni un po’ meno superficiali.

    Per finire, una veloce considerazione sul piano ideologico. Di fronte ad una categoria di lavoratori che per un motivo o per l’altro riesce a non pagare le tasse, come si atteggia il liberale? (evito accuratamente di utilizzare l’aggettivo “vero”, già utilizzato da tempo in troppe volgari e fastidiose polemiche). Si incazza perché lui, non facendo parte di tale categoria, le tasse le deve pagare, oppure si rallegra, prospettando che tale condizione si estenda a quante più categorie possibili?

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