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Ciao Oscar, Carlo Alberto e Renato. Ancora una volta descrivete la tragedia ucraina e palestinese (ora libanese) con parole troppo diverse. Certamente fate bene ad insistere con la guerra russa in ucraina, è importante non dimenticarcene. Però non capisco come mai allo stesso tempo non avete la stessa rabbia nel raccontare che succede a Gaza e in Cisgiordania. Oggi avete provato a dato un’interpretazione politica delle mosse di Netanyahu e del Mossad, a volte non spendete nemmeno una parola. Perché non sottolineate mai il numero incredibile (mooolto maggiore di quello ucraino) di vittime dei bombardamenti israeliani? Perché dedicate sempre minutaggi così diversi alle due guerre? Perché la tragedia ucraina vi fa così orrore, ma quella palestinese no?
Le donne afghane ancora ringraziano gli esportatori di democrazia
Insomma, dimmi che sei antisemita anche se pensi di essere un grande amico di Israele.
Prendiamo questa affermazione, testuale: “Bibi Netanyah fa capire che vuole la guerra. Ha bisogno di un altro fronte per continuare a rimanere in sella”. E poi: “E’ prigioniero di Smotrich, è prigioniero di Ben-Gvir”.
Si tratta di un’interpretazione diffusa tra molti analisti, ma chi se ne fa interprete dimostra un disprezzo intellettuale nei confronti dei suoi interlocutori davvero spregevole. Infatti io dovrei pensare che un solo uomo, per quanto spregiudicato, sia in grado di sovvertire l’ordine istituzionale di una grandissima democrazia come quella di Israele e quindi piegare ai suoi voleri la Knesset, il Presidente, Tsahal ed un intero popolo di dieci milioni di abitanti, trascinando tutti in un conflitto armato dall’enorme costo in termini di vite umane e risorse economiche. Un popolo, tra l’altro, la cui cultura è straordinariamente evoluta, per la sua particolare origine e la sua storia, eccezionale e allo stesso tempo dolorosissima.
Si tratta di una tesi demenziale che per quanto si cerchi di raffinare la distillazione della complicatissima politica di quel paese, non può trovare assolutamente una base logica. Il giudizio di Giannino, dunque, non è “durissimo”, ma semplicemente “stupidissimo”.
Anche perché, banalmente, esso ignora una certa realtà fattuale che Giannino stesso trascura, nega, cancella, manifestando un atteggiamento settario filoterrorista che lascia a bocca aperta. Ricordiamo tali fatti, dunque. Dall’8 ottobre 2023 al momento della registrazione di questo podcast:
– Hezbollah ha lanciato su Israele quasi 9000 missili;
– 48 israeliani sono stati uccisi, tra cui 26 civili, compresi 12 bambini drusi che giocavano in un campo sportivo;
– Più di 300 israeliani sono stati feriti;
– Più di 60.000 residenti al nord hanno dovuto lasciare le loro case;
– Più di 1.400 edifici sono stati danneggiati.
Questa cosa ha un solo nome: GUERRA. È già in corso da un paio di decenni, ed è stata scatenata da Hezbollah.
Ogni volta che si parla del conflitto mediorientale e si critica Israele relegando certi “dettagli” in background, si commette un crimine intellettuale gravissimo, e in questo podcast, quando si parla di Israele, si reitera senza pudore.
Ora però mi faccio anche qualche domanda più in generale. Cosa abbiamo fatto noi italiani per meritarci una classe dirigente che ci ritiene dei perfetti idioti con l’anello al naso? Qui abbiamo un giornalista, un accademico, un imprenditore che si mettono meritoriamente in gioco per fare politica ed offrire un’alternativa al dominio della menzogna diffusa di destra e di sinistra.
Ma abbiamo davvero bisogno di un’alternativa che si presenta apertamente antisemita e quindi di fatto antioccidentale? No, non ne abbiamo bisogno, ne abbiamo già abbastanza, grazie.
Loris
P.S.: sto scrivendo queste righe mentre arriva la conferma ufficiale dell’eliminazione di Nasrallah. Un momento storico per l’intera umanità. Per voi mi viene in mente un singolo fotogramma del filmato che circola in questi giorni in rete delle ultime ore in vita di Kinneret Gat.