5 thoughts on “Un po’ di Nvidia per i milionari? – S4E58”

  1. Ciao, 2 considerazioni al volo. La prima è che questa “fantomatica” survey non è un documento interno aziendale per cui i dati possono essere “farlocchi”. Nvidia ha oltre 25.000 dipendenti. Per commentare questi dati legandoli alla popolazione aziendale sarebbe il caso che questo dato venisse dato dall’azienda stessa. Tra l’altro il dato è sicuramente dettagliato nei bilanci annuali dell’azienda (le stock option generano costo del personale per gli IFRS) e le assegnazioni sono nominative per cui i dati si sanno. Per questo riguarda la tassazione aggiungo un ulteriore tassello negativo: stock grant e stock option generano tassazione IRPEF in fase di assegnazione (anche se non sono vendute) tra zero ed il valore di assegnazione del titolo. Il differenziale tra valore di assegnazione e prezzo di cessione genera, invece, capital gain tassato solo in caso di vendita. Quindi doppia fregatura!!! Ciao ciao a tutti e bravissimi!!!

  2. molto interessante. Andrebbe anche ricordato che quanto ipotizzato da KH sulla tassazione delle plusvalenze virtuali in Italia è realtà visto che i fondi pensionistici pagano annualmente le imposte sulle plusvalenze del proprio portafoglio titoli (anche in assenza di realizzazione) peggiorandone così il rendimento. Come al solito c’è chi lo propone e chi lo ha già fatto!

  3. In realta da quanto avete esposto secondo me questo modello rischia di essere un problema per l’azienda.
    le stock option hanno quasi sempre un vesting period di tre anni (come forma di retention del dipendente), significa che nessuno é ancora ricco, ma molti potrebbero esserlo tra un anno.
    Vediamo se veramente coloro che hanno venti M$ decidono di restare per lavori da 100k annui….
    Il rischio é la perdita di molte competenze nei prossimi 12/24 mesi …sara forse mica questo il motivo del sondaggio interno?
    Grazie per il vostro lavoro
    Max

  4. Caro Don Chisciotte e &, vi ascolto da molti anni con attenzione, piacere, riflessione ed a volte qualche obiezione, come questa volta. So che vi fa piacere, quando è circostanziata ed obiettiva e quindi vado al punto.
    Sento da voi spesso dire che l’UE, solo con l’8% di produzione mondiale di CO2 , sta applicando delle misure ambientali draconiane ed autolesioniste da uccidere le aziende che inquinano.
    Ovvio che è una semplificazione giornalistica ma potete (forse siete gli unici in grado) andare più a fondo del tema che riguarda il mercato delle emissioni sia quello regolamentato (con le quote assegnate dalla Commissione ai singoli Stati, e da questi con le aste ai singoli emettitori, in Italia vi provvede il GSE) sia quello volontario (il cd. VCM).
    Il tutto nasce da accordi mondiali (protocollo di Kyoto ed Accordi di Parigi) con l’intento di mettere a regime un sistema di scambi dove, a fronte di soggetti che inquinano, e devono acquistare quote, ve ne sono altri che riducono (o catturano) CO2 e quindi le vendono.
    Forse sarebbe giusto precisare che questo sistema non è solo dell’UE ma di molti altri paesi al mondo (ciascuno a modo suo e, non sempre in modo efficiente) i quali hanno introdotto meccanismi di scambio o di tassazione (persino la Cina, gli States no). A tal proposito se vi viene voglia consultate il link della Banca Mondiale
    https://carbonpricingdashboard.worldbank.org/compliance/coverage
    Sarebbe giusto anche precisare che, fino ad oggi, i soggetti emettitori di CO2 hanno anche avuto in assegnazione quote gratuite, proprio per evitare il cd. carbon leakage ovvero che la stessa merce (ad esempio cemento o acciaio) venga importato da paesi extra UE ad un prezzo inferiore (non soggetto agli stessi obblighi ambientali), rispetto a quello prodotto in UE.
    E’ vero che il meccanismo delle quote gratuite finirà il prossimo anno ma a questo si sostituirà il CBMA (Carbon Border Mechanism Adjustment) ovvero le stesse merci in dogana saranno gravate di una tassa che dovrebbe (si spera) sterilizzare il carbon leakage.
    Tenete conto che l’asticella degli obbligati (prima i grandi impianti, poi aerei, da quest’anno navi con stazza > 4.000 ton) si andrà sempre più ad abbassare.
    Funzionerà tutto questo ? Si spera, certo voi siete gli esperti in grado di tirare fuori numeri e dati.
    Io dal canto mio voglio essere ottimista e sperare che il mercato delle quote di CO2 soprattutto quello volontario (a cui credo e sto dedicando parte del mio tempo professionale) surclasserà quello regolamentato che gli Stati rapaci, in primis l’Italia, ma anche l’UE (attraverso la BEI), utilizzando per altre finalità o per investimenti pseudo-ambientali e, sopratutto darà una spinta propulsiva ad investimenti green a livello planetario, non per ambientalismo ideologico, ma sopratutto per ragioni economiche scaturenti dalla valorizzazione dei carbon credit (risparmio CO2, rinnovabili, aforestazione, cattura ecc..).

    Vi abbraccio forte e spero in una vostra gradita (anche critica) replica.
    Avv. Maurizio Sante MINICHILLI
    Via A. De Gasperi n. 17
    65024 MANOPPELLO (PE)
    Mobil 324/8324600
    Mail minichillimauriziosante@gmail.com

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