1 thought on “I numeri nascosti del calcio – S2E69”

  1. Buonasera,

    Sono Bagni Luca, vi ho già scritto nei giorni della (ri)-elezione di Mattarella e lo rifaccio in quanto il vostro ultimo episodio tocca 3 delle mie più grandi passioni: l’economia, il calcio ( mi spiace per Giannino, ma ho una discreta deformazione appena sotto la nuca, se capisce cosa intendo…) e la pallacanestro, lo sport che pratico e che amo.

    In particolare vorrei commentare il riferimento di Oscar Giannino riguardo al paragone tra NBA e calcio europeo.

    1) Sono contento che qualcuno finalmente definisca il meccanismo del salary cap non come un mero strumento di contenimento dei costi, ma come ciò che è veramente: una misura per assicurare un equilibrio competitivo.
    In questo frangente solo apparentemente l’NBA sembra andare contro il principio liberista americano, con tutte queste regole ( avete mai provate a leggere la regolamentazione del Salary Cap NBA? Auguri nel caso…), ma in realtà è esattamente il contrario: la Lega, o meglio i suoi componenti, sanno benissimo che il sacrificio di questa raggio d’azione è più che compensato dai maggiori profitti che una lega cosi tanto “equilibrata” può garantire.
    L’esempio lampante è il caso della trade di Chris Paul nel 2011: Chris Paul, all’epoca uno dei top 5 della Lega, fu scambiato da New Orleans ai Lakers. New Orleans allora era una franchigia sotto amministrazione controllata (sostanzialmente il commissioner Stern era il capo della franchigia, in nome dell’intera Lega) e i proprietari della restanti squadre VIETARONO lo scambio, perché considerato non vantaggioso per la franchigia. Un qualcosa di incredibile, ma su cui nessuno in America fiatò. Quanto lontani siamo da un modello di tale portata e sviluppo…

    2) Ora, il sistema americano è sicuramente meritorio, ma è anche causato da particolari condizioni, che non si sposano con il modello europeo:
    – Non esistono retrocessioni, l’NBA è una Lega chiusa ( qualcuno ha detto Superlega?). Champions, Serie A, Serie B, Serie C…
    – Esiste un Commissioner, un capo unico della Lega, che cura gli interessi di tutti i suoi appartenenti, sia proprietari e giocatori, parti tra di loro spesso in conflitto nella spartizione della pur sempre crescente torta.
    Come sarebbe possibile una figura di questo tipo in una realtà europea? Come potrebbe mai difendere allo stesso modo gli interessi di MBappé e di Cragno, portiere del Cagliari, o addirittura di un giocatore di Serie C italiana ( titolare mediamente di uno stipendio non più elevato di un quadro aziendale “normale”)??

    -La NBA è La Lega per eccellenza: ogni giocatore di pallacanestro sogna di poter giocare li, in Italia è più facile che un 12enne conosca meglio il quintetto base dei Golden State Warriors piuttosto che quello dei Campioni d’Italia ( bianconeri, ca va sans dire..). In una parola: è una lega senza concorrenti. Nel calcio europeo al momento l’Inghilterra sta drenando talenti e risorse dalle altre leghe, che poi riesce mediamente a battere nelle competizioni europee.

    Piaccia o non piaccia, la crescita del calcio italiano ed europeo non per forza dovrà informarsi a questi concetti, che rappresentano appunto un unicum mondiale.
    La chiave del progetto calcio europeo dovrebbe essere quello di far tornare a far funzionare il mercato in modo corretto: episodi come quello della lite sull’indice di liquidità è un qualcosa che fa accapponare la pelle, perché è da folli pensare che le basilari nozioni di economia aziendale prima o poi non entrino in azione, solo perché ci ci vuole accordare che non lo facciano; sarebbe come pretendere che il terremoto non faccia cadere palazzi mal costruiti, solo perché qualcuno si è messo d’accordo e lo ha scritto in un foglio di carta.

    Mi permetterete poi un piccolo appunto.
    In questo momento il Milan è meritoriamente oggetto di elogi: dopo 11 anni ha vinto lo Scudetto senza i favori del pronostico e soprattutto ha IN PARTE messo in ordine i bilanci.
    Dico appunto IN PARTE perché è sempre vero che il Milan negli ultimi due esercizi ha perso rispettivamente 195 e 100 milioni di Euro. In questo esercizio le previsioni parlano di rosso di 50 milioni, anche se Scaroni proprio oggi ha parlato di un possibile EBITDA positivo.
    Soprattutto poi non capisco come mai non si parli del fatto che il fondo Elliott ha immesso circa 700 milioni di liquidità negli ultimi 4 anni ( e questo numero credo rientri nel prezzo di vendita a cui RedBird sta acquistando, dato che è circa la differenza tra i 500 milioni che è la valutazione spesso accostata al Milan e l’1,3 Miliardi attualmente sul piatto).

    Detto questo, il cammino di risanamento del Milan è evidente anzi evidentissimo, ma mi pare ci sia un eccessivo trionfalismo…forse perché nel curioso mondo del calcio siamo cosi tanto abituati ai disastri che anche risultati di questo tipo ci fanno gridare al miracolo.

    Un vostro ascoltatore

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