1 thought on “Due anni di emergenza: devastazione istituzionale – S2E57”

  1. Carissime Belve (spero non vi dispiaccia se vi continuo a chiamare così, ma vi seguo da molto tempo…),
    innanzitutto vi ringrazio per continuare a tenerci informati trattando temi che non tratta quasi nessuno e mettendo in luce molti fatti, noti e meno noti, con dovizia di particolari e numeri alla mano. Trovo che la Libertà sia soprattutto responsabilità e per poterla esercitare serva consapevolezza la quale va alimentata da un’informazione seria. Siete per me (e, spero, per molti) un faro di libertà in un marasma troppo vuoto e ve ne sarò sempre grato non perdendomi mai una puntata.

    Volevo, inoltre, ringraziarvi per aver trattatto il tema delle spese per la difesa, ma vorrei fare anche qualche precisazione, a mio modestissimo parere importante, su quanto detto. Trovo importante che se ne parli, la difesa è uno dei pilastri fondamentali di qualsiasi stato sovrano e la geopolitica ci riguarda tutti nella quotidianità. Tuttavia, da noi il tema non è trattato praticamente mai, se non in maniera del tutto superficiale (sembriamo chiusi a riccio su noi stessi) e l’opinione pubblica, non essendo informata, è semplicemente del tutto inconsapevole. (Chiedersi “ma gli italiani sono d’accordo se spendere di più o di meno?” è superfluo visto che in larga parte non possono avere idea del perché si debba fare o meno non essendo informati e quindi consapevoli).

    Fatta questa fin troppo lungo premessa, vengo al punto: il bilancio della difesa.
    Inannzitutto, come correttamente detto da Oscar, il biladife è farcito di elementi che nulla hanno a che fare con le spese militari come l’ausiliaria o la gran parte delle spese per l’Arma dei Carabinieri e per la Forestale. D’altrocanto vi sono spese sia nel bilancio del MISE che in quello del MEF che riguardano direttamente la Difesa. Bisogna quindi scorporare dal biladife le spese improprie, guardare solo alla cosiddetta “Funzione Difesa” e aggiungere quelle di MISE e MEF relative alla difesa. I numeri si possono ricostruire spulciando le fonti governative, ma per risparmiarsi il lavoro è sufficiente fare riferimento a fonti come RID di Febbraio dove Pietro Batacchi da pag. 28 a pag. 32 tratta il biladife 2022.

    Vediamo, quindi, che, se il biladife ammonta a quasi 26 miliardi, alla funzione difesa vera e propria restano solo 18,2 miliardi; a questi vanno aggiunti 3,1 miliardi dal MISE e 1,4 miliardi dal MEF. La base di partenza di un ragionamento sul portare le spese militari al 2% devono quindi essere 22,7 miliardi scarsi delle spese militari complessive vere e non i 26 miliardi del biladife.
    Inoltre, il prof. Carnevale Maffé cita correttamente i 3,1 miliardi di spese d’investimento per mezzi altamente tecnologici da parte del MISE, ma si dà a intendere che i fondi per l’investimento siano solo quelli provenienti dal MISE e non è così. Vi è una parte rilevante degli investimenti che proviene dal bilancio ordinario. Si tratta per la precisione di 5,387 miliardi di euro del bilancio ordinario che vanno verso spese per la modernizzazione delle forze armate. Programmi come l’arcinoto F-35, il Tempest che dovrà sostituire gli Eurofighter Typhoon, il nuovo progetto di cacciatorpediniere DDX, le corvette europee, il programma per nuovi cingolati da combattimento (in sostituzione degli obsoleti Dardo), etc. sono tutti finanziati dal bilancio ordinario. Il MISE in tanti programmi (uno su tutti l’F-35) non ha mai versato un euro.
    Gli investimenti in “tecnologia” non ammontano quindi a 3,1 miliardi, ma a ben più consistenti e consoni 8,5 miliardi, che rappresentano il 37,4% del totale delle spese militari previste per il 2022 (oltre 1 miliardo più dell’anno scorso e record assoluto per noi, nel 2018 si arrivava a stento vicini a 5 miliardi complessivi).

    Con il personale (leggasi stipendi) che si prende 10,6 miliardi (46.7% delle spese complessive), restano 3.6 miliardi per l’esercizio e le missioni ovvero meno del 15,9% delle spese complessive. La vera nota dolente sta qui. L’esercizio dovrebbe idealmente avere almeno il 25% delle risorse se non un terzo, perchè è questa voce, prima di tante, che genera l’operatività delle forze. Noi non solo dedichiamo troppo poco all’esercizio, ma lo facciamo anche male, perchè nei soldi per addestramento e missioni rientrano anche cose del tutto improprie e controproducenti rispetto all’operatività come “Strade Sicure”.
    Questo per dire che sul fronte dell’investimento non siamo messi così male come descritto e siamo anzi sulla buona strada, ma la nota dolente vera è la voce Esercizio, è qui che bisognerebbe porre rimedio prioritariamente in modo da avere forze efficaci e pienamente operative.

    Altro grande tema è l’invecchiamento progressivo del personale. Si sono fatti entrare in SPE (con mentalità da stipendificio) troppi graduati di truppa e abbiamo anche un forte squilibrio verso l’alto dei gradi dei sottufficiali. I soldati di truppa devono essere per la maggior parte volontari in ferma breve, perchè per ovvie ragioni devono essere giovani e fisicamente prestanti per essere operativi a parte alcune aliquote di tecnici e specialisti. E fra gli ufficiali ci servono molti più sergenti operativi che marescialli burocrati alla scrivania.
    Se il momento attuale ci desse l’opportunità di risolvere gli squilibri del personale e di bilancio in favore dell’esercizio avremmo già forze armate molto più efficienti ed efficaci. Poi si potrà parlare anche di coprire alcuni gap capacitivi come la ricapitalizzazione delle forze pesanti, assetti aerei antisom, difesa antibalistica e anti ipersonico, etc.

    Spero di non avervi tediato troppo e vi ringrazio ancora per il fantastico lavoro che ci regalate con tanta passione e generosità!

    Saluti,
    Niccolò

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