Come sarà l’Italia dopo la crisi

Con il titolo “Come sarà l’Italia dopo la crisi”, il 4 maggio Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato il seguente articolo del corrispondente Tobias Piller. Che è stato così gentile da citarmi. Ho ricevuto qualche reazione critica perché sarei troppo anti-italiano e su un giornale straniero “non si fa”. Voi come la pensate
Oscar Giannino

Nel definire la rotta a favore di una ripresa economica dopo la pandemia, gli investimenti privati ​​in capitale d’impresa e fondi d’investimento sono stati trascurati perché si parla troppo del maxi-fondo europeo di aiuti statali? In Italia ci sono preoccupazioni e prospettive di vasta portata da parte di eminenti economisti. “Durante la crisi Covid, una crisi finanziaria è stata prevenuta da massicce iniezioni di liquidità da parte dei governi, dei programmi europei e delle banche centrali. Ora è il momento di riportare in equilibrio la struttura finanziaria delle aziende con un’iniezione di equità, e questo funziona solo una vera unione dei mercati dei capitali “, afferma Carmine Di Noia, consigliere di amministrazione della Consob, regolatore di borsa italiana. Il commentatore Oscar Giannino risponde con dati allarmanti: anche prima dell’ultima crisi la sottocapitalizzazione stimata in equity delle imprese italiane era intorno a 230 miliardi di euro, ora si potrebbe parlare di sottocapitalizzazione di 300 miliardi di euro: anche se ci sono moratorie sul debito per oltre 155 miliardi di euro e garanzie governative per oltre 180 miliardi di euro in prestiti alle imprese.

Questa esigenza di capitale sociale è compensata dall’aumento della liquidità nel sistema bancario. Sebbene alcune industrie, soprattutto quella del turismo con alberghi e operatori della ristorazione, stiano lottando con la minaccia della sopravvivenza, nel complesso i depositi liquidi degli italiani sono cresciuti vigorosamente durante la crisi. La Banca Centrale italiana riferisce che le famiglie italiane hanno aumentato i propri depositi bancari da 1.044 miliardi di euro alla fine del 2019 a 1.122 miliardi di euro entro febbraio 2021. Le imprese hanno aumentato i loro depositi da 64 miliardi di euro alla fine del 2019 a oltre 78 miliardi di euro.

“A questo punto si tratta ora di mettere in moto un ciclo virtuoso, e il sistema finanziario gioca un ruolo fondamentale in questo”, commenta Paolo Garonna, direttore generale di Febaf, l’organizzazione ombrello delle banche, delle assicurazioni e dei fondi italiani. Parallelamente alle risorse del Next Generation UE Fondo, occorre ora creare i presupposti affinché gli investimenti privati possano essere indotti ad affiancarsi a quelli pubblici. Per l’ex ministro del Tesoro e delle finanze ed ex presidente di Assogestioni Domenico Siniscalco, le pressioni degli Stati Uniti per i cambiamenti in Europa diventeranno evidenti. Ma in Europa c’è ancora paura del futuro e mancano prospettive a lungo termine altrettanto incoraggianti rispetto a quelle USA. Siniscalco aggiunge ancora un giudizio critico: “La politica economica e il sistema bancario devono migliorare tutti i collegamenti che uniscono risparmio e investimento. Per troppo tempo questi canali sono rimasti sottosviluppati in Italia”. Carmine Di Noia della Consob si oppone all’idea di indirizzare gli sforzi verso l’aumento dei consumi dopo la fine della crisi corona: “I risparmi di oggi che si investono sono i consumi di domani”.

Ostacoli agli investimenti privati

Tutti e quattro gli economisti segnalano ostacoli a maggiori investimenti privati ​​in borsa e fondi: l’ex ministro Siniscalco sottolinea la nota riluttanza italiana ed europea a investire in attività finanziarie più rischiose come gli americani – e la direttiva sul mercato finanziario europeo Mifid non aiuta. Per Paolo Garonna dell’organizzazione ombrello finanziaria Febaf, ci sono molti “ostacoli culturali” che possono essere modificati solo lentamente. Ciò include anche una riluttanza da parte delle imprese familiari ad aprirsi al capitale esterno. Carmine Di Noia della Consob, sottolinea gli alti costi diretti e indiretti delle società quotate e anche le grandi spese correnti per le società quotate. Tali costi di quotazione e obblighi da quotazione dovrebbero essere tagliati con meno costi fissi e più proporzionati alle dimensioni dell’azienda, altrimenti resterà in Italia più allettante continuare a contrarre prestiti bancari a basso costo. Inoltre, le piattaforme di scambio nell’UE – 400 in totale – tendono a essere frammentate. Oscar Giannino, invece, critica alcuni freni che sono ricorrenti nel dibattito pubblico italiano: tra queste le continue polemiche contro le grandi aziende per la loro strategia di scelta di sedio fiscali e legali, un continuo rigurgito statalista e nazionalista ogni qualvolta si affacciano ci sono ipotesi di fusioni e acquisizioni cross border che possano accrescere di gli investimenti diretti in Italia.

Soprattutto il liberale Oscar Giannino vede grandi pericoli dalla sempre più estesa penetrazione dell’influenza statale e politica sull’economia, soprattutto recentemente attraverso l’espansione dalla Cassa Depositi e Prestiti, che si sta trasformando da strumento di prestito agevolato agli investimenti in sempre più ampia e condizionante holding di partecipazioni statali in imprese private. Anche il Fondo Patrimonio Destinato neocostituito con 40 miliardi di fondi a CDP in teoria per sostenere la transizione e gli investimenti delle imprese, si pensa ora di volgerlo in parte ad assumere partecipazioni nelle 150 aziende impegnate nei tavoli di crisi aperti al MISE. La maggior parte delle quali sono fuori mercato da anni, sono imprese zombie, dice Giannino. E allora non ha alcun senso crederle di tenerle in piedi con denaro pubblico, ne vanno riformati e ricollocati i lavoratori. Carmine Di Noia della Consob, invece, vorrebbe incentivi per investimenti diretti e indiretti, diversificati e responsabili, per i singoli cittadini sui mercati finanziari. Questo è particolarmente importante per le giovani generazioni perché possano investire in futuro, con sufficienti prospettive di guadagno. L’ex ministro Domenico Siniscalco chiede maggiore attenzione all’andamento dei Fondi. E Paolo Garonna vede un grande potenziale di capitalizzazione aziendale da parte degli investitori istituzionali: in Italia in teoria c’è un patrimonio di 1.000 miliardi di euro da portare verso le imprese. Di questi 20 miliardi di euro potrebbero essere immediatamente destinati alle piccole e medie imprese e ai loro futuri investimenti. Un tale orientamento verso progetti di innovazione e crescita da parte di medie e piccole imprese potrebbe accelerare notevolmente la crescita. Dal punto di vista di Oscar Giannino, senza una grande capacità di Draghi di innestare nel PNRR una mobilitazione di grandi investimenti privati – dipende da come si scrivono i bandi in ogni missione del PNRR, dice – il tasso di crescita dell’Italia dopo il 2021 e 2022 tornerà mestamente verso l’1-2 per cento annuo dal 2023: “Solo con gli investimenti privati potremmo crescere più a lungo al 4 per cento in termini reali, ciò che servirebbe a rendere sostenibile un debito pubblico al 150% che altrimenti non lo è”.

4 thoughts on “Come sarà l’Italia dopo la crisi”

  1. Condivisione totale sul tema
    Coltivo il desiderio di ascoltare questi editoriali, letti dalla grande ed indimenticabile voce dell’autore.
    Il formato è sicuramente sfidante perché il contenuto letto ad alta voce copre pochissimi minuti
    L’arte oratoria dell’autore merita anche uno spazio dedicato a mio modesto parere
    Saluti alla truppa della belva liberale

  2. condivido le preoccupazioni espresse.
    Quanto alle critiche, che dire…é deprimente vedere che larga parte dell’ambiente mediatico si aspetta assenza di critica e uniformità i giudizio positivo. come se questo panni andassero lavati in famiglia e fisse disdicevole far conoscere i lati inefficienti del paese all’estero… sorpresa, sono giá noti, magari non tutti. per cui questa critica a chi critica, oltre che deprimente é anche insensata sotto il profilo logico.
    per quel che vale, seguo sempre con apprezzamento e stima. buona continuazione

  3. Rispondo alla domanda: “che ne pensate delle opinioni espresse da Giannino e pubblicate dalla FAZ? Che all’estero ci guardano con attenzione e dire “noi siamo belli, bravi e buoni” non li distoglie da un’analisi su freddi dati, anzi, il continuare a edulcorare la realtà dice loro che ci rifiutiamo di guardarla in faccia. E questo non fa che renderli più severi nei giudizi.

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